Sembra essere ormai accertato che il cambiamento climatico sia il responsabile principale dei risultati non soddisfacenti dei raccolti agricoli italiani e non solo. Anche il mondo dell’olivicoltura ne risente in termini generali, ma con delle differenze sostanziali tre le varie regioni italiane. Gli eventi a volte catastrofici con piogge durante la fioritura, siccità e temperature particolarmente elevate hanno caratterizzato gli scarsi raccolti degli uliveti italiani.

Il panorama internazionale non è da meno, a conferma che l’innalzamento delle temperature, con conseguente riscaldamento del pianeta, crea danni notevoli ai raccolti agricoli.

 

La situazione delle produzioni europee

La Spagna, primo produttore ed esportatore mondiale di olio d’oliva, ha avuto un calo del -34% rispetto alla media dell’ultimo quadriennio. Stessa situazione anche per la Grecia, vittima di notevoli perdite per quanto riguarda la sua produzione.  L’unica eccezione nel panorama europeo arriva dalla Tunisia, nazione che è riuscita a recuperare leggermente il calo della raccolta ma rimanendo pur sempre al di sotto del suo standard.

Per quanto riguarda l’Italia, le tonnellate prodotte previste per la campagna olearia del 2023-24 sono appena 270.000, con delle differenze in calo per alcune regioni e, per fortuna, in aumento per altre. Si prevede una contrazione del -33% al Nord ed anche al Sud, ad esclusione della Puglia che registra un aumento considerevole del +80% rispetto allo scorso anno, in particolare nelle province di Bari e BAT (Barletta, Andria e Trani). Un risultato che attesta la regione come la produttrice numero uno del Bel Paese, con l’olio pugliese che contribuisce a circa la metà della produzione nazionale. Anche la Calabria ottiene un ottimo risultato con un buon incremento insieme all’Abruzzo e la Basilicata. La Sicilia conferma i risultati dello scorso anno, mentre altre regioni registrano produzioni inferiori, soprattutto al nord dove le piante di ulivo, proprio in funzione del cambiamento climatico, hanno trovato dimora fino alle valli alpine della Lombardia.

 

Aumento dei costi

Quanto detto prima si riverbera, ovviamente, in un’impennata dei prezzi alla produzione del +42%, secondo le stime di Coldiretti, che influisce poi sul rincaro del carrello della spesa degli italiani. Per cercare d’ invertire la rotta sempre la Coldiretti ha previsto di impiegare le risorse del PNRR per mettere a dimora 1 milione di nuove piante di ulivo, cercando anche di diminuire l’importazione di olio d’oliva estero che oggi rappresenta il 75% del consumo interno. Si pensi che nel 2022 il valore dell’importazione dell’olio d’oliva dall’estero è stato pari a 2,2 miliardi di euro e nei primi mesi del 2023 è aumentata di un altro 20%.

Sarebbe opportuna anche una campagna di sensibilizzazione per incentivare il consumo di olio extravergine di oliva che da 10 anni a questa parte è in costante calo, soprattutto nelle giovani generazioni, dai 12 kg pro-capite ai 7,1 kg annui (fonte COI – Consiglio Oleico Internazionale). I motivi sono molteplici, dal consumo di cibi già preparati, alla pausa pranzo consumata nei fast food e anche a ricette e preparazioni che utilizzano meno olio. La combinazione tra l’importazione massiccia di olio estero, spesso di non eccelsa qualità, e la diminuzione del consumo ha un impatto nocivo sulla salute e lo stile di vita degli italiani, dove invece un più attento rispetto dei dettami della “Dieta mediterranea” comporterebbe grossi vantaggi in termini salutistici ed un calo del ricorso a farmaci e cure, con un risparmio importante sulla spesa sanitaria nazionale. Nonostante ciò, l’Italia rimane tra le nazioni col maggior consumo di olio extravergine di oliva al mondo (circa 500.000 tonnellate), dietro la Spagna e davanti agli Stati Uniti.

Alla luce di questi risultati della produzione olivicola e dei dati dell’inflazione, i prezzi all’ingrosso sulle piazze italiane registrano oscillazioni che vanno dagli 8,65€/kg franco azienda a Trapani per l’olio extravergine di oliva, fino ai 23,00€/kg franco azienda a Ravenna per l’olio extravergine di oliva DOP Brisighella. Da ciò si comprende che il prezzo al pubblico di un buon olio extravergine di oliva, considerando il confezionamento (bottiglia o lattina, tappo, etichetta etc.) non può scendere al disotto dei 13,00/14,00 € al litro.